Ho ucciso la musica, la mia musa per non morire

Sergio Petrocchi

 

 

Petrocchi ripercorre con grande talento affabulatore alcune tappe che hanno segnato la sua esperienza nel campo della musica. Gli eventi che alimentano il racconto si frammentano su una linea di demarcazione che viaggia tra l’abisso della fine e la speranza di un nuovo inizio. La narrazione scorre tra ricordi, emozioni, suggestioni, sogni, incubi, in una continua alternanza di immagini che tessono la storia di un vissuto che ha conosciuto nella musica la sua espressione più autentica. La musica è l’arte maggiormente effimera, quella che più drammaticamente rappresenta la precarietà e la finitezza dell’esistenza umana, ma è anche quella che comunica l’indicibile, esprimendo l’inesprimibile, oltre se stessa, oltre la morte. Un’esperienza onirica, una seduta di psicoanalisi, un omaggio a Bach e Händel (ma non solo…), una guida spirituale, un viatico, ma anche un monito, un‘indicazione per dare senso e riceverne. Durante il percorso narrativo appaiono e scompaiono concetti e figure, il tempo si scompone per poi ricomporsi tessendo abilmente il filo conduttore della vicenda. Un viaggio originale e raffinato che si dispiega lungo un percorso ciclico che si ripete “ad libitum” come omaggio alla vita e al suo divenire.

 

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